L’Intervento del Mediatore nella Disgregazione della Famiglia
La famiglia, come “società naturale fondata sul matrimonio” sta attraversando in Italia e in buona parte del mondo occidentale una forte crisi e mai come ora, pertanto, la mediazione familiare riveste un ruolo di primaria importanza, seppure, ad oggi, il nostro paese non conosca una normativa organica in materia e patisca ancora l’ostilità di una parte dell’avvocatura che non ha accolto con favore l’istituto e spesso ne ignora benefici e potenzialità.
Un primo tentativo di introduzione della mediazione familiare avviene proprio con l’approvazione della legge 54/2006 e con la disciplina dell’affido condiviso (affidamento equamente distribuito fra madre e padre dopo la separazione) sebbene, nel tempo e a causa delle cattive prassi e della scorretta applicazione della legge a favore della collocazione prevalente del bambino minorenne presso uno dei
genitori (solitamente la madre), il nobile obiettivo iniziale sia stato pacificamente disatteso.
Le chiare intenzioni del legislatore erano di promuovere l’affidamento condiviso (da intendersi effettivamente applicato) e la mediazione familiare quali presupposti inderogabili per l’effettiva attuazione del principio di bigenitorialità.
I figli, per loro natura, sono bisognosi di cura ed attenzione da parte sia della madre che del padre, quali genitori presenti, responsabili sia durante l’unione di coppia sia in occasione della disgregazione della famiglia, quando il conflitto rende il compito più difficile e gravoso.
11 bisogno al quale la mediazione familiare cerca di rispondere è quello portato da coppie che, in procinto di separarsi o già separate, vivono una situazione di conflittualità tale per cui non riescono a trovare un modo adeguato di gestire ciò che resta in comune. i figli.
Si può essere coniugi separati, ma genitori per sempre.
Il fine è quello tutelare al meglio la salute psico-fisica dei figli che subiscono il trauma della separazione dei genitori e troppo spesso DAI genitori.
La mediazione familiare è volta a preservare la famiglia da un contesto giudiziario che non può che esacerbare il conflitto in un’ottica vincitore-perdente, ove si cerca a tutti i costi di far valere le proprie ragioni ed i propri egoismi a spese dei figli, spesso al caro prezzo di privarli, a volte senza fondato e grave motivo, di una delle due figure genitoriali.
ll mediatore familiare può rivelarsi una figura preziosa che non lavora direttamente con coloro che trarranno vantaggio dagli incontri, lavora per i figli ma non con i figli per facilitare, ove possibile, la trasformazione di due esseri umani che affogano nelle proprie emozioni in due genitori amorevoli.
E lo fa cercando di capire il conflitto, i bisogni, i valori, le emozioni, gli interessi, le persone, senza mai prescrivere, giudicare, consigliare, grazie ad un importante lavoro personale, aiutando le parti a comprendere e distinguere il ruolo genitoriale da quello di partner.
L’obiettivo principale resta il raggiungimento di un accordo, rispettoso del preminente interesse dei minorenni coinvolti, dei loro diritti e bisogni fondamentali, primo fra tutti diritto alla bigenitorialità, attraverso un preciso piano genitoriale condiviso.
Uno strumento pratico molto valido e responsabilizzante è costituito dalla tabella di cura dei figli, attraverso la quale i genitori concordano le frequentazioni partendo dalle esigenze dei figli e subordinando le proprie, in un equo contemperamento di tempi e spazi.
Con un limite, tuttavia, fra altri, di operatività dato dai casi di violenza domestica, in cui è dovere del mediatore non intraprendere o interrompere il percorso, certificando la non mediabilità della coppia, ma assicurando l’invio ad altri professionisti o a realtà territorialmente competenti.
ELENA ARPINI
Avvocato e Mediatrice Familiare